Anche i meno esperti sanno che una bottiglia di vino parla attraverso i profumi, i colori, i sentori e la terra dove è stato prodotto. Ma se questa stessa bottiglia interagisse “fisicamente” con noi?
Una azienda italiana che dal 1990 produce vini biologici, la Cantina Colli della Murgia, situata in Puglia a Gravina (Ba), è stata la prima ad introdurre sul mercato il cosidetto “Chatbot del vino”: un’etichetta narrante nel vero senso della parola che, attraverso una tecnologia basata sul codice QR, permette di ricevere tutte le informazioni semplicemente avendo a disposizione uno smartphone e un lettore di codice che fotografa l’etichetta.
Uno storytelling 4.0 della cantina, che ci racconta la filiera intera che ha percorso quella bottiglia e non solo: il chatbot è in grado anche di consigliare abbinamenti e ricette per degustarla al meglio, prenotando infine una visita in cantina.
Tralasciando le ipotetiche questioni etiche che da questo potrebbero scaturire, per la situazione mondiale attuale è vincente oltre che rivoluzionario: la semplice scansione di un codice aiuta il consumatore ad essere informato in tempo reale e addirittura dialogare con lo stesso produttore e porgli delle domande specifiche accompagnandolo quindi alla vendita online proprio come se lo avesse di fronte.
Non si tratta però solo di coinvolgimento maggiore e diretto del consumatore, ma anche di tutela: infatti grazie a questo tipo di tecnologia, scaturita da una evoluzione dei big data, tutto il processo dalla vendemmia all’imbottigliamento è controllato; in più l’intelligenza artificiale permette un’esperienza interattiva a 360° venendo incontro il più possibile alle esigenze dell’acquirente sia italiano che straniero.
La lungimiranza e la costanza nel voler sperimentare (senza farsi spaventare) le nuove tecnologie ha portato a dei risultati davvero sorprendenti: oltre 5000 i click al dialogo con l’assistente virtuale e oltre 2000 le interazioni, raggiungendo in questo modo un gran numero di potenziali clienti.
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