Ad ogni vino la sua bottiglia!


Un composto di umore e luce

“Il vino è un composto di umore e luce”, diceva Galileo Galiei.
Delizia i nostri palati da così tanto tempo che la sua storia si confonde con quella dell’umanità ed è disponibile, oggi, in un’infinità di varianti rese uniche da una variegata specificità.  
Ma vi siete mai chiesti come mai ogni tipologia sia conservata in una bottiglia diversa?
Non si tratta né di una questione casuale né di budget: ogni particolare vino, infatti, mantiene ed amplifica le proprie qualità e peculiarità grazie al luogo in cui riposa!
Ma andiamo per ordine.

 

Breve storia della conservazione del vino

Se le origini del vino risalgono alla preistoria, viene facile rendersi conto del fatto che questa bevanda non sia sempre stata stipata nelle bottiglie di vetro che ben conosciamo.
Si pensa che queste siano arrivate poco prima del Settecento e che, da lì, abbiano cominciato a diffondersi nelle botteghe e sulle tavole del popolo: si era passati per contenitori di cuoio di forma rotonda, per un antenato del fiasco chiantigiano verso la fine del Trecento e per altri tipi di oggetti che si riteneva rendessero il trasporto più sicuro. 
Quando in Francia arrivarono le prime bottiglie in vetro soffiato, tuttavia, erano ancora molto diverse, nella sagoma, da quelle odierne: la ricerca di una forma più pratica e maneggevole, quella allungata, fu più che altro una necessità di servizio. 
Verso la fine dell’Ottocento si cominciò a parlare di produzione industriale e, curiosità, ogni regione aveva la propria, per tradizione. I formati, i colori, le particolarità, insomma, non erano soltanto frutto di uno studio della conservazione… ma anche un’espressione della propria identità!

 

Qualche esempio

La bottiglia bordolese è sicuramente quella con cui abbiamo più familiarità: d’altro canto, è tutta europea!
Originaria, come suggerisce il nome, della zona di Bordeaux, è la più diffusa in commercio e si presenta con una spalla pronunciata (per la separazione di eventuali fondi), scura per i rossi e trasparente (bianca o verde chiaro) per i bianchi.
La renana (o alsaziana), invece, è pensata esclusivamente per i bianchi: decisamente più affusolata, è di matrice tedesca provenendo dall’area vinicola del Reno.
E per gli champagne?
C’è la champagnotta! Si differenzia dalle altre per lo spessore del vetro, che è maggiore (per resistere alla pressione interna dell’anidride carbonica) e presenta un imbocco scanalato che consente l’ancoraggio del tappo a corona.
Di sagome e bottiglie locali potremmo esaminarne ancora tantissime: un meraviglioso arcobaleno di forme e colori pronto ad ospitare il nostro nettare preferito!

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