La regione Campania è la punta dello stivale Italiano, prima di arrivare alla Sicilia, la sua città più grande è Napoli. Il nome Campania deriva da una frase latina: Campania felix che tradotta in italiano odierno significa “terra felice”.
La Campania è una delle regioni vinicole più antiche d’Italia, i suoi legami con il vino risalgono persino al dodicesimo secolo avanti cristo. La regione ha legami storici con una moltitudine di imperi, Greci, Romani e Bizantini. Uno dei vini più antichi d’Italia, il Falerno (o Falernum) è prodotto proprio qui.
Nonostante l’antica tradizione, gli stili di vino campani sono vari e possono essere sia fruttati e giovanili che robusti e ben strutturati. I vini bianchi campani hanno rinomate caratteristiche aromatiche che ricordano i profumi locali. I vini rossi, in genere Aglianico, hanno grandi personalità specialmente se lasciati invecchiare.
L’utilizzo di metodi sofisticati e innovativi hanno contribuito negli anni a migliorare la qualità del vino campano, nello specifico attraverso una più efficiente gestione del vigneto, più efficaci metodi di raccolta e migliori tecniche di conservazione in cantina.
Antonio Mastroberardino è uno dei volti più noti nel mondo del vino, nello specifico è proprio uno dei protagonisti del vino campano. Ritenuto l’enologo più esperto e competente della Campania è riuscito a emergere grazie al mix di pionerismo e innovazione apportato al mondo del vino.
Le DOCG della regione Campania sono ben quattro, due per i rossi: Aglianico del Taburno DOCG e Taurasi DOCG. Per quanto riguarda i bianchi invece troviamo Fiano di Avellino DOCG e Greco di Tufo DOCG. Sono poi 15 le DOC e 10 le IGT compresa la denominazione regionale.
La Campania è un territorio che ospita svariati vitigni come ogni altra regione Italiana ma nello specifico, è possibile trovare qui uve che non si trovano in nessun altro posto del mondo. Nello speicifico, per nominare quella che forse è la più conosciuta, l’Aglianico, l’uva utilizzata per i due vini regionali più famosi: Taurasi e Aglianico del Taburno. Questa vite fu introdotta originariamente dai Greci e successivamente coltivata dai Romani.
Per quanto riguarda i vini bianchi, la Campania è rispettata per i suoi due vitigni più importanti: Fiano di Avellino e Greco di Tufo. Il Fiano nello specificato è coltivato e utilizzato per la produzione di vini da più di duemila anni. Originariamente il nome del Fiano era noto come Vitis Apiana, ossia vite delle alpi. Rispettivamente costituiscono due denominazioni DOCG dall'altissima qualità: Fiano di Avellino DOCG e Greco di Tufo DOCG.
Altra vite bianca molto rinomata del territorio campano è la Falanghina, che costituisce la spina dorsale della maggior parte dei vini prodotti ogni anno. La Falanghina compare anche nella cultura antica grazie al filosofo e scrittore Plinio il Vecchio, ritenuto dalla maggior parte dei critici l’ideatore della frase “in vino veritas”.
Non solo però i vitigni più conosciuti nominati poc’anzi, la Calabria ha alcune gemme sconosciute ai più, come la Biancolella e la Forastera. Queste sono le viti più utilizzate per realizzare i vini bianchi d’Ischia. Altri vitigni poco conosciuti sono la Suppezza, il Sabato e lo Scascinoso, quest’ultimo chiamato anche Olivella per via della sua forma di oliva.
Il vitigno Coda di Volpe è un’altra gemma del territorio, chiamato così per la sua somiglianza con la coda di volpe per l’appunto, nello specifico per via del mondo in cui le sue uve crescono in grappoli lunghi.
Il successo del territorio campano in termini di coltura vinicola si deve principalmente al suo clima e al suo terroir che ospita più di centomila acri. L’abbondanza di sole, estati calde e secchi, climi miti invernali, una lunga stagione adibita alla crescita e un suolo vulcanico sono gli elementi che uniti permettono al territorio di prosperare.
La brezza costiera soffia partendo dal Mar Tirreno fino ad attraversare gli Appenini per mitigare la temperatura, cosa che favorisce l’aciditià della frutta. Questi fattori favoriscono inoltre la diversità nella qualità dei vini campani, prendendo come esempio una falanghina possiamo notare come quella coltivata sui pendii più piovosi sia più profumata rispetto a quella coltivata sulle coste, dove il clima continentale tende a essere maggiormente mite.
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