Personal sommelier e wine advisor
E torniamo a parlare della mia terra ovvero il Friuli Venezia Giulia. Oggi andiamo in zona Isonzo, per la precisione a San Lorenzo Isontino.
Siamo nella terra dei “Pecorari”, un cognome molto conosciuto che produce vino in questa zona dal 1870. Qui infatti troviamo Alvaro Pecorari, ovvero Lis Neris, Pierpalo Pecorari, poi vicino abbiamo Jermann, la cui madre era un Pecorari, e anche Vie Di Romans.
Nello studiare il territorio scopro una piccola azienda, ovvero San Lurins (nome dialettale per indicare San Lorenzo Isontino), chiamo e mi reco in azienda. L'azienda è gestita da Marco Pecorari e ci troviamo nella casa storica della famiglia. Marco, un ragazzo trentenne, gestisce l'azienda dal 2014, laureato in enologia e innamorato del territorio, del rispetto della natura e della memoria storica. Tutte cose che a scuola non ti insegnano ci tiene ad aggiungere. L'azienda conta di circa 5 ettari, 3 di Malvasia Istriana, in un appezzamento unico, con viti che vanno dai 50 ai 60 anni.
Poi due piccoli poderi di Ribolla Gialla di nuovi impianti (2017 se non sbaglio) e poi in collina, zona Collio DOC due piccoli appezzamenti dove ci sono ancora Malvasia, Sauvignon e, tra un paio di mesi, ci sarà anche del Tocai Giallo.
Qua l'idea di Marco è di produrre il Collio Bianco, ma vedremo tra qualche anno. Marco mi racconta che l'azienda, gestita da suo padre fino al 2013, ha sempre venduto le uve, e che già nel 1999 ha deciso di convertire tutto all'agricoltura biologica. Dopo una chiacchierata, prendiamo la jeep e andiamo a visitare i vigneti. Ci rechiamo prima a vedere il vigneto di Malvasia, piantata dal nonno tra i 50 e 60 anni fa, allevata con il sistema Casarsa, che ora Marco sta riconvertendo a Sylvoz. L'idea principale è di preservare il patrimonio viticolo.
Un vigneto di 56 filari lunghi quasi 200 metri, cosa praticamente unica in regione, è infatti il vigneto di Malvasia Istriana più grande in regione in un blocco unico.
Accanto ci sono i primi 5000 metri di Ribolla Gialla. Poco lontano i restanti 5000. Con la Ribolla l'idea è di produrre un metodo ancestrale. I vigneti sono totalmente inerbiti, solo sfalcio e nei sottofila l'erba viene tagliata con il decespugliatore.
In cantina la vinificazione è molto semplice, senza l'uso di coaudivanti. Si cerca di vendemmiare velocemente e brevemente, in modo da preservare il frutto e portare in cantina uve sane.
Marco produce anche orzo in altri terreni e con questo fa produrre il malto per produrre due tipologie di birra artigianale. Il vino che produce è unico, nel senso che produce per ora un solo vino.
Anzi come dice Marco è unico perché è un rifermentato in bottiglia (che non è propriamente una tradizione friulana). Nel futuro ci sono in cantiere un metodo classico che vuole far rifermentare aggiungendo il mosto dell'annata successiva, un ancestrale da uve Ribolla Gialla e un Collio bianco da uve autoctone.
Aspetteremo con impazienza, intanto ci gustiamo questa piccola perla.
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