Emanuele Muzzo racconta Frus, azienda di Buttrio in Friuli

Sommelier Emanuele Muzzo

Sommelier Emanuele Muzzo


Personal sommelier e wine advisor

Frus: il vino naturale di Marina Danieli

È il 2019 e sfogliando il catalogo Triple A di Velier mi balza all'occhio un nome nuovo, Frus, azienda di Buttrio in Friuli. Cerco notizie, ne trovo pochissimi, mi informo e mi dicono che è un progetto nato nel 2015 in Joint Venture tra l'azienda agricola Marina Danieli e Velier per valorizzare dei vecchi vigneti in zona.
Il nome del progetto è “Frus” che in friulano significa sia frutto che figlio, infatti sono i figli di Marina a portare avanti il progetto con Luca Gargano e Fabio Luglio di Velier. Dici Danieli in Friuli e ti si rizzano le orecchie. Infatti con sede a Buttrio e la più importante azienda privata friulana leader mondiale nel suo settore. Poi se pensi al vino ti viene in mente immediatamente un vino da GDO. Infatti l'Azienda Agricola Danieli è una realtà di circa 40 ettari.
Non so se ci sia legame tra le due realtà onestamente, ma torniamo al vino e al progetto. Assaggio i vini, molto interessanti, e allora ad una delle prime occasioni decido di recarmi in azienda dove vengo accolto dal giovane enologo Thomas Malatesta che mi illustra il tutto.
Thomas, mi racconta di avere un’esperienza in varie parti del mondo ma di essere stato in Italia da “Montanar”, da “La Stoppa” e da “Stella di Campalto”, quindi quando arriva in azienda nel 2016 e si confronta con la proprietà e la Velier si trovano immediatamente sulla stessa filosofia. Per proseguire l'azienda è condotta da Letizia e dal fratello Francesco che si occupa della campagna.
Thomas mi dice subito che anche il marchio Marina Danieli sta virando sul biologico in primis, ma comunque con idee volte al naturale. I vigneti, dai quali nascono i prodotti Frus, sono un po’ sparsi ovunque e sono piccoli appezzamenti, tutte vigne datate anche di 80 anni. La produzione infatti è di piccole quantità Le linee guida Triple A alla fine sono semplici, l'idea è di avere vini da uve da un’agricoltura sana, macerazioni, fermentazioni spontanee, nessuna filtrazione e zero solfiti aggiunti.
Per riuscire in tutto ciò è importante il lavoro in campagna, ed è fondamentale portare in cantina uve sanissime e a completa maturazione. Mentre mi spiega dove si trovano i vari vigneti ci incamminiamo verso la cantina, dove rimango sorpreso: sembra più che altro adatta a vini “industriali” che a vini naturali, ma mi accompagna in un’ala dedicata al progetto.
Le uve, sono tutte autoctone friulane: Friulano, Schiopettino, Tazzelenghe, Picolit (si proprio Picolit che deve ancora uscire sul mercato, dopo che hanno ritrovato delle piante in mezzo a dei vigneti di verduzzo. Dopotutto in Friuli era normale piantare i vigneti misti in modo da avere comunque un raccolto in caso di problemi; i monovarietali erano considerati una prerogativa delle famiglie ricche), Pinot Grigio (che proviene da un vigneto alle spalle dell'acciaieria Danieli e che è chiamato K2 non tanto per l'altezza ma quanto per la pendenza importante) e Merlot.
Questi ultimi due sono praticamente quasi autoctoni in Friuli. Il Merlot per ora riposa in botti di rovere di Slavonia (credo da 10 hl) e deve ancora uscire sul mercato. E poi ci sono varietà quali Muller Thurgau, Malvasia, Pinot Bianco, Verduzzo provenienti da un unico vigneto denominato Monico come il vino che ne esce, ed è proprio qua che in mezzo a delle piante di verduzzo e stato ritrovato il Picolit.

La linea Frus viene tutta vinificata in cemento, da botti vecchie presenti in azienda (dove infatti troviamo un “mus”, ovvero asino, che e il marchio storico dell'azienda), proviene da uve perfettamente sane, se non lo sono si rinuncia subito a fare il vino.
I vini rimangono a contatto con le fecce fini, i travasi sono ridotti al minimo indispensabile, i rossi vengono fatti affinare in Tonneau di Rovere di Slavonia. L'attenzione è massima ad ogni passaggio per evitare problemi di qualsiasi tipo, quali sentori di Brett e di Volatile, si perché ok il naturale ma cerchiamo di evitare i difetti.

Thomas dice: “lascio spazio al vino, chiaro che controllo tutto e sempre nei minimi dettagli”.

barili di vino Frus

Vini Frus, Friuli

I vini mi hanno sorpreso in positivo, integri, pieni, succosi e territoriali, e con una beva incredibile.

  • Frus Pinot Grigio: sembra di bere un vino rosso, dal colore più che altro. Fermenta e macera per 7 giorni in botti di cemento poi rimane 12 mesi sulle fecce fini e viene imbottigliato per caduta. Il colore è stupendo, un rosato carico di beva incredibile.
    I frutti rossi dominano il naso e ritornano alla fine al palato dove freschezza e sapidità sono ben bilanciate e un finale lunghissimo, un vino croccante nel frutto rosso. Da abbinare al Frico con patate e cipollla. Provate per credere, noi ci siamo caduti per caso la prima volta.
     
  • Frus Friulano: fermentazione e macerazione di 7 giorni in botti di cemento. Poi 12 mesi sulle fecce fini e imbottigliato per caduta.
    Naso di frutta gialla e sentori vegetali mandorla nel finale. Al palato è pieno, minerale e sapido, con una bella freschezza che ne fa un prodotto di grande beva. Da provare con spaghetti ai fasolari.
     
  • Frus Monico: fermentazione spontanea del pinot bianco in un tino di legno e macerazione sulle bucce per 10 giorni. Altri vini senza macerazione, ma Muller Thurgau e Malvasia fermentano in una vasca di cemento e il verduzzo in damigiana di vetro.
    Affina poi in vasca di cemento. Sentori di sambuco, fiori gialli, poi sentori erbacei. Al palato e ricco complesso, rotondo, ma comunque con una bella freschezza e persistenza. Con un bel tagliere di salumi misti.
     
  • Frus Refosco: è strano, ma nel senso buono. Macerazione leggera di 10 giorni. Naso di spezie e frutti rossi. Al palato è bello teso ma si apre e troviamo una morbidezza inaspettata, sorretta dall'acidità che ne fa un gran bel vino con una bella pulizia e persistenza finale.
    Da abbinare a della costa alla griglia.

    La sfida è: possono le grandi cantine fare vini naturali? Magari naturali intendendo artigianali no, ma qua si sta dimostrando che si può lavorare molto bene anche in una grande azienda e credo che in tanti ritornino al passato abbandonando un po’ di chimica e correzioni dei mosti e vini che erano diventate normali in troppe aziende negli ultimi 30 anni.
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