Personal sommelier e wine advisor
Finalmente liberi dal lockdown, spero definitivamente, ritorno a Montalcino per raccontare qualche nuova azienda e fare una panoramica sul Rosso 2019 e sui Brunello 2015 e 2016, anche se devo dire che di 2015 ne avevo assaggiati già un bel po’.
La settimana scorsa vi ho parlato di Castello Tricerchi, questa settimana rimaniamo a Nord, siamo appena sotto il paese di Montalcino, tra la zona di Montosoli e il paese proprio. Siamo in località La Mannella e qua ha sede l'azienda della famiglia Cortonesi, famiglia autoctona di Montalcino legata molto al territorio. Azienda familiare di oltre 50 ettari di cui una 10 vitati tutti a Sangiovese, e di questi 8 iscritti alla produzione di Brunello di Montalcino.
In una calda tarda mattinata di inizio giugno ci accoglie in azienda Tommaso che ci porta tra i vigneti e ci racconta la storia. Tommaso gestisce l'azienda con il padre, mentre suo fratello si occupa di altro ma appena può aiuta in azienda, proprio perché l'attaccamento alla famiglia è tutto, cosi come l'attaccamento a Montalcino.
I terreni vitati si trovano per la maggior parte attorno all'azienda, ma una parte si trova anche a Sud-est, nella zona che porta a Castelnuovo dell'Abate, nel podere Poggiarelli. La filosofia dell'azienda è quella di preservare al massimo la tradizione di cantina per quanto riguarda la vinificazione, ma la campagna visto i cambiamenti climatici sta portando nuovi sistemi di allevamento e coltivazione della vigna.
Le uve del Poggiarelli vengono vinificate separatamente e danno luogo ad una etichetta propria, in quanto i territori e clima sono molto differenti.
In cantina l'affinamento avviene in botti grandi di rovere, da 30 hl circa, per tutte le etichette aziendali. Mentre il Brunello Poggiarelli affina in tonneaux di rovere francese. Legata alla tradizione, solitamente il Brunello riposa in botte per almeno 36 mesi, però la durata precisa dipende sempre dall'annata.
Cinque le etichette aziendali infatti nella gamma c’è anche un Igt Toscana a base Sangiovese chiaramente.
Passando alla degustazione dei vari vini, faccio una divagazione sui calici utilizzati. Non me ne voglia male Tommaso che è stato veramente molto ospitale e gentile, ma non ho resistito. Praticamente abbiamo iniziato degustando con un classico calice da rosso ampio, ma ho visto che aveva nella vetrina gli Arche Glass di Francesco Saverio Russo. Devo dire che degustare in questi calici (universale per il Rosso e il calice da Rosso per i Brunello) cambia tantissimo, in positivo, il bouquet ampliandolo di tanto. Chapeau per i calici e chi li utilizza.
Ora veniamo a vini, tutti vini ricchi, profondi, corposi ma eleganti, che raccontano bene il territorio di Montalcino, soprattutto è impossibile non notare la differenza tra i due Brunello dove si nota perfettamente la differenza tra le due zone.
al naso profumi di piccoli frutti rossi, poi sentori di spezie e liquirizia, ciliegie, cacao e tabacco nel finale. Al palato è elegante, materico, potente ma fine, con tannino presente ma bello elegante e piacevole. Il finale è lungo. Brunello tradizionale ed elegante.
fiori e piccoli frutti rossi al naso. Al palato è rotondo, morbido, persistente e di buona eleganza.
unico vino che invecchia in Tonneaux di rovere francese. Sentori balsamici e di pepe, poi sottobosco ed erbe mediterranee. Al palato è ampio e potente, pieno ma elegante e con una grande persistenza.
bouquet molto ampio di frutta, con ciliegia, prugna, confettura, poi tabacco, cacao, spezie, sentori erbacei. Un vortice di profumi che ti fa presagire una grande bevuta, cosa che infatti avviene già al primo sorso, potente, intenso, caldo, pieno ti avvolge il palato, il tannino danza, escono sentori minerali, bella freschezza e finale lunghissimo.
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