Sommelier
Ricordo che durante uno dei miei primissimi viaggi enoici in Friuli, alcuni anni fa, mi fermai a comprare del vino presso Lis Neris, più per fortuna che per reale conoscenza. Comprai 3 bottiglie del loro Chardonnay “Jurosa”, bevuti nel corso dei successivi 3 anni. Fu allora che iniziai ad avere un’idea dell’immenso potenziale di questo territorio
Ci troviamo nel piccolo paese di San Lorenzo Isontino, nella valle dell’Isonzo, dove le viti crescono in pianura, su suoli ghiaiosi, poveri di nutrienti. A breve distanza Collio e Brda a Nord, mentre guardando ad ovest si vedono i Colli Orientali del Friuli, a meno di dieci chilometri. I 70 ettari di vigneto, di proprietà dell’azienda, crescono su suoli di roccia sedimentaria, formati dal ritraersi del mare che una volta copriva questa regione, e dal disgelo dei ghiacciai ai nord. Il terreno ha un colore tendente al rosso, dovuto all’alto contenuto di ossido di ferro che è tipico di questa zona. In superficie si trovano una grande quantità di sassi e ciottoli, che facilitano il drenaggio e ritengono il calore del giorno. Il fattore climatico più importante è il vento di Bora che soffia da Nord’Est, amplificato dal dolce digradar delle Alpi, fonte di sollievo per la vite quando le temperature sono alte. E’ infatti un clima continentale fatto di estremi, con inverni rigidi ed estati particolarmente calde, a volte siccitose. Questa doppia personalità si incontra spesso nei vini di Lis Neris, che esprimono un’anima calda e poderosa, mantenendo però un portamento nordico, molto preciso e rigoroso, mai fuori dalle righe.
L’azienda segue la via della sostenibilità e della lotta antiparassitaria integrata a basso impatto. Il lavoro in vigna viene svolto esclusivamente a mano in tutte le fasi, mentre un moderno impianto di irrigazione a goccia permette di combattere efficientemente la siccità, senza sprecare acqua in eccesso. Al resto ci pensa la Bora, che con la sua influenza riduce enormemente il rischio di muffe e malattie fungine. Nessuna forzatura tra i filari. E’ evidente che una pianta in buona salute possiede al suo interno gli strumenti per contrastare le insidie della natura, e dobbiamo assecondarla se vogliamo assicurarci che viva a lungo e che ci doni vini longevi e profondi.
I vitigni coltivati sono per lo più quelli comunemente conosciuti come internazionali, anche se sono presenti in questa terra da tempo immemore, retaggio della lunga presenza austro-ungarica. La maggioranza sono uve a bacca bianca, che detengono il primato in tutta la regione, ma l’ azienda coltiva anche una piccola quantità di Cabernet e Merlot.
La produzione si divide in tre diverse fasce: la linea tradizionale, interamente vinificata in acciaio, le selezioni ed i cuvèè (con una quarta categoria rappresentata da due spumanti metodo classico). Tra le selezioni si annoverano quelli che secondo me sono i vini più rappresentativi dell’azienda, quelli che da subito hanno suscitato il mio interesse e sul quale mi sono concentrato negli ultimi mesi: Picol, Gris e Jurosa. Quattro vini varietali, che prendono il nome dal Cru in cui nascono, dove crescono le piante più vecchie dell’azienda. Il processo di vinificazione di questi vini è più lungo, ed essi escono sul mercato solo dopo alcuni anni, nel momento in cui hanno raggiunto un livello di maturità sufficiente. Appena rilasciati si rivelano come dei vini intensi e robusti, contrassegnati dalla frutta matura e dagli armoniosi intrecci floreali, arricchiti dalla sosta sui lieviti e dal legno francese, nel caso di Chardonnay e Pinot Grigio.
Il grande potenziale di invecchiamento viene ampiamente confermato dagli assaggi delle annate più vecchie. A distanza di 10-15 anni sono vini ancora incredibilmente giovani, che non sembrano volersi muovere di un millimetro, con la frutta sempre sugli scudi e l’acidità ancora stabile che li fa sembrare dei giovanotti. Sono pienamente convinto che nelle annate migliori il picco evolutivo si raggiunga ben oltre i 20 anni in realtà, rendendoli de facto, tra i vini bianchi più longevi del Friuli, e dell’Italia intera.
Pinot Grigio assolutamente stellare, che dopo una dozzina d’anni dalla vendemmia regala una beva drittissima e ben equilibrata. Note di mela rossa, anice, pesca succosa, fiori di pesco, geraneo, pietra focaia. In bocca è ampio, di corpo pieno, termina in un finale vibrante, lunghissimo e sapido. Vino da portare come esempio quando si vuol dimostrare la grandiosità di un’uva troppo spesso bistrattata.
Altro vino straordinario, in una fase molto più giovanile. La ‘15 è stata una annata ideale, che ha regalato vini carichi e aromaticamente incisivi. Mela rossa, pesca, anice, poi cenni di fumo, caramello, liquirizia, nocciola. Anche qui grande ampiezza, con tratti più freschi ed esuberanti, entrerà nella sua finestra ideale solo tra 4-5 anni.
Chardonnay micidiale, affinato in tonneaux di rovere francesi, per il 20% nuovi. Dopo 9 anni dalla vendemmia inizia ad acquisire equilibrio, con note molto armoniose di frutta gialla matura e fiori, melone, nocepesca, albicocca, fiori di glicine, anice, fumo. In bocca è pieno e generoso, ma allo stesso tempo rimane teso, particolarmente sapido nel finale, con buona acidità. Da bere oggi o dimenticare in cantina per un altro paio di lustri
Vino che non è ancora ufficialmente sul mercato, e che mostra in modo esemplificativo cosa possono dare in gioventù .queste selezioni. Naso pazzesco, intensità stellare, note molto esuberanti di frutta gialla matura, fiori e spezie dolci: mela, albicocca, glicine, acacia, fumo, vaniglia, nocciola tostata. Quasi sfacciato in questo stato pre-adolescenziale, regala già grandi emozioni, anche se è ancora lontano dall’equilibrio che potrà raggiungere in futuro.
XIl Sauvignon Blanc dell’azienda, che si esprime in tutta la voluttuosa carica aromatica varietale, unita alla precisione ed allo stile chirurgico di Lis Neris. Melone giallo, kiwi, pompelmo rosa, sfumature vegetali di foglia di pomodoro, asparago, fumo, anice, pietra focaia. La componente minerale è prorompente, ed i lieviti contribuiscono ad un risultato finale cremoso-sapido. In bocca c’è molta acidità e tensione, per via anche dell’annata più fredda e complicataXX
estremamente diversi come Gewurztraminer, Pinot Grigio e Riesling. La carica aromatica del Gewurztraminer è ovviamente dominante al naso, con le sue note tropicali di lici, pompelmo, petali di rosa, geranio, lime candito e tè verde. A questa esuberanza però corrisponde una struttura molto precisa al palato, con acidità elevata ed una sensazione finale molto sapida e asciutta.
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