Personal sommelier e wine advisor
È tardo pomeriggio a Montalcino e un acquazzone ci porta via il sole mentre stiamo cercando il Podere Sante Marie, abbiamo infatti appuntamento con Marino Colleoni, forse uno dei produttori più naturali d'Italia. Non è facile arrivare al Podere tanto che devo chiamarlo al cellulare. Siamo appena sotto la Chiesa della Madonna del Soccorso, a poche centinaia di metri dall'azienda di Enzo Tiezzi, ma per arrivare bisogna entrare in paese e andare verso nord, appena usciti dalle mura una stradina sulla sinistra si addentra nel bosco. Dopo poco arriviamo al podere.
Ci accoglie Marino, che a vederlo sembra un filosofo greco, e lo conferma una delle sue prime frasi, che riporto “il vino non lo faccio io, dipende da queste (e indica le viti del podere accanto la cantina), e dipende dalla natura, noi le facciamo soffrire perché gli togliamo i loro figli (grappoli) per fare il vino”.
Questa è l'essenza di Marino Colleoni che arriva a Montalcino da Bergamo nel 1993 (con la moglie Luisa) dopo aver acquistato nel 1989 questo podere, che diventa un piccolo agriturismo. Il primo vino prodotto arriva però nel 2000 dopo aver risistemato i terrazzamenti originali e piantato la vigna in seguito alla scoperta nel podere di una vecchia vigna di Sangiovese nel 1995 (solo 800 mq che riesce ad iscrivere a Brunello). Inoltre la Camera di commercio ha aperto, nel 1997, momentaneamente l'albo delle vigne a Brunello consentendo di fare richiesta di impianto a chi aveva già delle vigne a Brunello ma non arrivava ad 1,5 ha, e quindi di piantare fino a quella superficie, cosa che Marino fa subito nel 1998.
Vengono poi acquistati dei poderi in zona Sant'Antimo. Attualmente l'azienda possiede 3 ettari di vigneto (1,5 appunto a Brunello) e 2,5 di ulivi. Negli ultimi anni vinifica anche dell'Ansonica da una collaborazione in Maremma. L'azienda è certificata biologica, ma diciamo pure che va oltre: è completamente naturale ovvero massimo rispetto di ambiente, natura, biodiversità ed ecosistema, e così le uve e olive raccolte sono di eccellente qualità.
Altra cosa importante: niente cimatura, ma chioma integrale (per dirla alla Lorenzo Mocchiutti di Vignai da Duline) anche qui per avere equilibrio ovvero grappoli più spargoli, meno gradazione e meno acidità.
In vigna non utilizza Zolfo, ai primi di giugno solo 2 trattamenti a base di alghe, ci fa vedere le analisi del Brunello 2018 dove ha una solforosa di 8 (se non erro) mg/l, che quindi si è creata naturalmente e che secondo lui fra qualche anno sarà assorbita dal vino; neanche lui sa come, ma analisi gli dimostrano questo e ci sono studi attualmente in atto.
L'obiettivo in vigna è di ridurre al massimo l’intervento, cercare di non usare niente, in modo che la vigna e la natura circostante sappiano autoregolarsi, ovvero un equilibrio dove buoni e cattivi sappiano autoregolarsi.
Marino con la terra ci parla, con la sua vigna ci vive insieme, non utilizza neanche più il trattore per evitare di compattare il terreno e quindi con il tempo di sterilizzarlo, in quanto i microorganismi lavorerebbero poco in un terreno compatto. Il terreno ha bisogno di areazione.
La natura va osservata, ammette che si possono compiere degli errori con questa filosofia, ma bisogna osservare per capire, perché all'interno della natura ci sono tutte le soluzioni: ad esempio l'erba alta, che permette di tenere fresco il terreno e se piove frena l'acqua. Tutto si autoregola, si divide la vigna con l'erba e gli alberi.
Chiedo anche come fa con alcune malattie e lui ci racconta come ha risolto il problema del ragnetto rosso in vigna; molto semplice, inserendo un ragnetto o acaro (ora non ricordo nel dettaglio) che è il suo antagonista naturale. Altri patogeni (come peronospora) vengono combattuti simulando un attacco cosi da attivare il sistema immunitario della pianta. Lui comunque sperimenta di continuo proprio per arrivare a non intervenire.
Entriamo in cantina e ci prepariamo agli assaggi dalle botti (vino da vendere non ne ha, quindi procediamo agli assaggi dalle botti).
In cantina dopo la raccolta (si perché “io sono raccoglitore dei frutti, rubandoli, che li
accompagno per ottenere un vino”) fermentazioni spontanee con lieviti indigeni e senza temperatura controllata.
Fermentazioni di 6-7 giorni e macerazione di 20-25. A fine fermentazione tumultuosa si trova sempre a zero acido malico, non sa neanche lui perché; ha fatto delle prove con alcune masse, dove ha aggiunto solforosa che secondo alcuni studiosi non avrebbe fatto partire la fermentazione malolattica. Morale in entrambe le masse la malolattica e risultata svolta.
Invecchiamento poi in grandi botti di rovere per un periodo variabile dai 36 ai 45 mesi. Uso di solforosa minimo, solo quello per proteggere il vino, se serve. Nessun artificio, e nessun utilizzo di chimica, niente chiarifiche, niente filtrazioni.
La nostra visita continua con gli assaggi dalle varie botti a partire dalla 2019 e dove andiamo a cercare la salivazione nei vari assaggi, seguendo il padrone di casa. Vini destinati a divenire Brunello di Montalcino (e non solo) molto fruttati, freschi, speziati con tannino aggraziato e buona salivazione.
Fra qualche anno li vedremo in bottiglia e così potremo parlarne assieme. Ma sono belli e istruttivi questi assaggi da botte.
Marino ci racconta che controlla di continuo i livelli delle botti e la pulizia della cantina in modo da evitare problemi quali volatile e brett.
Mentre assaggiamo ci racconta che si era innamorato di Montalcino da giovane bevendo una bottiglia di Biondi Santi, e quando è venuto qua ha scoperto il brunello contadino, vini austeri, non sempre perfetti, ma spesso vini con una beva incredibile cosa che poteva presagire una grande potenzialità.
Questo è, in estrema sintesi il pensiero di Marino, e spero di averlo trasmesso bene anche se lui lo trasmette con il suo Brunello di Montalcino e con tutti i vini che produce, vini che devono rappresentare al massimo cosa la natura gli ha regalato durante l'annata, ovvero riassumendo con parole sue “dalla terra alla bottiglia”.
Non vi parlerò dei vini, ma limito a dire che sono tutti veri succhi d'uva, vini veri, vini che rappresentano la sua personalità. Anche se abbiamo assaggiato dalle botti si sente che sono già grandi vini adesso, figuriamoci quando verranno messi in commercio.
Andare da Marino è una esperienza unica da non perdere, però il consiglio è di andare con la mente il più aperta possibile senza condizionamenti vari:
Perché Marino e una leggenda a Montalcino e nel mondo naturale.
Perché Marino è un uomo saggio e buono, con una grande filosofia del rispetto della natura, che accompagna le uve a diventare vino.
Perché Podere Sante Marie è l'esempio che il vino in maniera naturale si può fare, e si può fare non bene, divinamente.
Perché i suoi vini sono espressione massima del terroir. Vini sinceri, espressivi, eleganti e raffinati, ma anche diversi, vini che rispecchiano i pregi e le peculiarità di ogni annata e di ogni stagione.
Perché i suoi vini sono rari, le bottiglie sono poche (infatti difficilmente ha bottiglie da vendere).
Perché c’è tanto da imparare ad ascoltare Marino.
Perché è un Montalcino diverso, ma molto piacevole, molto vinoso e accattivante.
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Verso Montalcino con Emanuele Muzzo, degustando i migliori vini Toscani: Brunello, Rosso di Montalcino e Piandorino nella tenuta Pian dell'Orino.